MUSICA E DISLESSIA Università degli Studi di Milano - Bicocca e del CNR

Non solo diverte, rilassa, stimola la creatività, la musica può aiutare ad affrontare con successo un disturbo come la dislessia. Iscrivere il proprio figlio a un corso di canto o lo studio di uno strumento può aiutarlo.Un corso di introduzione al canto, i primi tentativi alla tastiera del piano o sulle corde della chitarra: sono tanti i bambini che, fin dalla scuola per l’infanzia, si avvicinano al mondo delle note. Sempre più genitori desiderano offrire ai loro figli quella marcia in più nella vita indifferentemente se sviluppino doti canore o che imparino ad apprezzare la bellezza di ritmi e melodie. Ma oggi c’è una notizia in più a favore dell’importanza della musica: sembra che sia addirittura in grado di aiutare nel trattamento di un disturbo sempre più diffuso, la dislessia. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori italiani, dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca e del CNR.

I musicisti hanno un cervello più allenato

Si sapeva già che le aree del cervello deputate all’esecuzione di un brano musicale sono più sviluppate e sono caratterizzate da un più alto numero di cellule nervose. Adesso, i ricercatori italiani hanno appurato che i musicisti per leggere un testo, al contrario delle altre persone, utilizzano le stesse aree abitualmente coinvolte per leggere un pentagramma. Lo hanno scoperto Alice Mado Proverbio, Mirella Manfredi e Roberta Adorni dell’Università Milano-Bicocca e Alberto Zani dell’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia molecolare del CNR di Milano, in uno studio pubblicato su Neuropsychologia. Tutto questo potrebbe offrire facilitazioni nello studio delle terapia contro la dislessia. I ricercatori hanno ricostruito, attraverso un esame specifico: tomografia elettromagnetica a bassa risoluzione, il segnale bioelettrico emesso dal cervello di un gruppo di quindici musicisti. Durante l’elaborazione delle note e della lettura i quindici musicisti professionisti e altrettante persone di uguale scolarizzazione ed età, sono stati studiati e comparati i segnali bioelettrici. È emerso che, nel leggere le note e le parole, i musicisti attivavano delle aree cerebrali diverse da quelle osservate nelle persone senza conoscenze musicali. I ricercatori hanno spiegato che quando leggono un testo musicale le persone prive di conoscenza specifica attivavano la corteccia occipito-temporale di sinistra e il giro occipitale inferiore di sinistra. Nei musicisti, invece, queste stesse regioni sono risultate attive sia sull’emisfero sinistro, come nei non musicisti, sia sull’emisfero destro.

Un aiuto per la dislessia?

La scoperta potrebbe aiutare i bambini dislessici in cui la regione cerebrale normalmente reclutata per l’analisi visiva delle parole si attiva in modo atipico o insufficiente. La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento, DSA, di origine neurobiologica, caratterizzato da difficoltà a effettuare una lettura rapida e accurata. Tale difficoltà non è in rapporto alle altre abilità cognitive: nei bimbi dislessici infatti l’intelligenza è integra. La difficoltà non è spiegabile con una inadeguata istruzione scolastica, né dalla presenza di deficit visivi o di tipo neurologico. La dislessia riguarda il 4% della popolazione generale, con una lieve preferenza per il sesso maschile. È più frequente nei bambini che hanno avuto un disturbo del linguaggio ed è più frequente tra i membri di una famiglia in cui un componente mostra il disturbo. La dislessia non può essere definita malattia, ma una condizione costituzionale, che può compromettere gravemente il percorso scolastico, oltre che lo sviluppo emotivo e l’autostima di un bambino. La diagnosi e il trattamento precoce, oltre che la messa in atto delle misure e degli strumenti compensativi necessari, consentono un adattamento alle richieste scolastiche che può ridurre notevolmente l’impatto del disturbo. La diagnosi e il trattamento della dislessia avviene nell’ambito delle Unità Operative di Neuropsichiatria Infantile, strutture presenti in tutte le Aziende Sanitarie. La principale fonte di sostegno alle famiglie e ai dislessici è rappresentata dall’Associazione Italiana Dislessia, la struttura riunisce genitori, dislessici adulti, neuropsichiatri infantili, psicologi, logopedisti ed insegnanti, ovvero tutte le figure che sono direttamente implicate nella presa in carico delle problematiche della dislessia.

Sahalima Giovannini

link utili:

www.buonenotizie.it/salute-e-benessere/2013/01/07/studiare-musica-antidoto-contro-la-dislessia/

www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2012/12/19/Musicisti-sviluppano-supercervello-leggere-note-parole_7976570.html